Comportamento sessuale e cure parentali

La maturità sessuale dei maschi (rappresentata da una completa capacità copulativa) viene raggiunta mediamente tra i 9 e i 12 mesi. Alcuni comportamenti tipici dell'accoppiamento possono presentarsi, tuttavia, anche prima: i cuccioli, ad esempio, non manifestano comunemente atteggiamenti di monta durante i giochi sociali ma vi sono maschi che già attorno ai 4 mesi iniziano a manifestare monte, spinte pelviche e immobilizzazioni. A questa età, tuttavia, non sono ancora in grado di portare a compimento la penetrazione. A man mano che la piena maturità sessuale viene conquistata si possono notare alcuni cambiamenti nell'espressione comportamentale del micio legati ad un aumento delle vocalizzazioni, ad una maggiore aggressività (soprattutto tra maschi) e alla marcatura urinaria, oltre che ad un aumento del livello di testosterone.

I maschi di specie sono poligami e una volta raggiunta la maturità sessuale sono fertili e sessualmente attivi lungo tutto l'arco dell'anno, con picchi ormonali nei mesi primaverili.

Nella gatta domestica, la prima forma di estro può apparire tra i tre mesi e mezzo e i dodici mesi e, mediamente, tra i 5 e i 9 mesi. Molte femmine nate all'inizio della primavera o che vivono a contatto con maschi e/o attivi sessualmente o che vengono esposte ad una crescente quantità di luce tendono ad avere il loro primo calore in anticipo rispetto ad altre gatte non sottoposte a queste stesse condizioni ambientali. La gatta è poliestrale stagionale, ossia attraversa ciclicamente vari periodi di estro legati comunemente ad alcuni periodi dell'anno: in Europa, i periodi di ricettività sono tipicamente concentrati tra febbraio e ottobre, con dei picchi tra maggio e giugno. Tuttavia, le tempistiche sono estremamente individuali e alcune gatte – soprattutto quelle a pelo corto – possono arrivare a ciclare per tutto l'anno.

Nel gatto domestico, la cura dei piccoli è ad esclusivo appannaggio della madre. Questa, che dopo l'accoppiamento può non avere più alcun interesse ad entrare in relazione con il padre (o i padri!) dei suoi futuri cuccioli, si prende cura di loro dal momento del parto fino a circa 8 settimane, periodo dopo il quale inizia la fase di distacco: forte del bagaglio di conoscenze percettive, sensoriali, educative e sociali trasmesse, la madre si allonta dai cuccioli o li allontana attivamente e progressivamente dal territorio diventando talora anche aggressiva nei loro confronti. A volte può tollerare che una figlia – meno spesso un figlio – resti accanto a lei in condivisione. I maschi, generalmente, sono disinteressati alla cura della prole o, almeno, nel loro DNA di specie non è previsto che se ne debbano occupare. Anzi, allo stato libero, i maschi interi possono rivelarsi addirittura pericolosi per l'incoluminità della cucciolata, motivo per cui la madre si accerta di fornire sempre loro un luogo sicuro e riparato dove crescere. Tuttavia, può accadere che soggetti di buon carattere e con una forte relazione affiliativa con la madre, restino accanto a lei e la supportino nella cura della cucciolata, non meno di quanto potrebbe fare una figlia femmina nata da un accoppiamento precedente e rimasta accanto alla madre: questi comportamenti, tuttavia, soprattutto se relazionati ai maschi, sono da considerarsi delle eccezioni e non la regola.

Sonia Campa, Consulente comportamentale

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  • Ultima modifica: 2018/06/18 23:41
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