La socialità nel gatto

Sebbene discenda dal gatto selvatico, un predatore solitario con una interazione sociale limitata al solo periodo dell’accoppiamento e della vita in cucciolata, il gatto domestico odierno non può considerarsi un animale solitario, avendo evoluto nel tempo la capacità di convivere in gruppi sociali più o meno ampi con i suoi consimili, tipicamente concentrati attorno a fonti di cibo. Ad oggi, l’etologia moderna considera il gatto un animale dalle abitudini territoriali, alimentari, venatorie, riproduttive ancora saldamente ancoràte al modello selvatico, pur riconoscendogli delle competenze sociali inter-specifiche ed etero-specifiche proprie che non appartengono al corredo comportamentale ereditato dal suo progenitore.

Il comportamento sociale del gatto è, ad oggi, un mistero ancora non totalmente svelato. La sua estrema poliedricità e la sua grande capacità di adattamento lo hanno reso unico nel suo genere: quella del gatto domestico è una specie animale che origina come predatore solitario il quale limitava i contatti con i suoi consimili al momento dell'accoppiamento e alla vita in cucciolata; la convivenza con l'uomo, però, lo ha portato gradualmente a sviluppare la capacità di aggreggarsi in piccoli gruppi raccolti attorno a fonti di cibo sicure e continue, a superare le intolleranze inter-specifiche e, in taluni casi, a stringere dei veri e propri legami di amicizia. Nonostante questo, però, inquadrare il comportamento sociale del gatto in uno schema unificante resta impresa ardua: se da una parte si possono incontrare soggetti particolarmente aperti e disponibili verso i consimili rispetto ad una vita comunitaria (ossia rispetto la condivisione delle risorse indispensabili alla sopravvivenza), dall'altra esistono profili comportamentali meno condiscendenti in cui la condivisione dello spazio vitale con anche un solo consimile ha dell'impossibile, indipendentemente dalla pluralità di risorse. In altre parole, nel gatto la componente individuale, quello che genericamente definiamo “carattere” - e che, comunque, è il risultato di contributi genetici e ambientali -, sembra essere l'ago della bilancia nell'espressione comportamentale di un individuo rispetto i propri consimili.

Come orientarsi, dunque, nel tentare di rendere armonico un gruppo di gatti che vivono sotto lo stesso tetto? Gli elementi che determinano la felice convivenza di un gruppo di gatti sono tantissimi – incluse, appunto combinazioni più o meno felici di singole personalità- ma, dovendo generalizzare, l'elemento chiave che più spesso è alla base dei problemi, è la competizione per le risorse.

Come accennato in precedenza, il gatto si è avvicinato all'uomo migliaia di anni fa approcciando le prime comunità agricole che, con i loro granai, ecosistemi di topi, garantivano cibo in abbondanza per tutti. L'assenza di competizione ha potuto permettere ai gatti di tollerare la vicinanza fisica di altri consimili. Questo fenomeno, con i necessari distinguo, è osservabile anche nelle colonie urbane: finchè c'è una “gattara” che si occupa quodianamente di alimentare la colonia, questa si mantiene più o meno stabile o addirittura si allarga. Nel momento in cui il cibo inizia a mancare, la colonia tende a disgregarsi, i gatti vanno alla ricerca di nuove fonti di cibo su territori alternativi.

In un contesto casalingo in cui i gatti tenuti in casa non possono scegliere in nessun momento di “abbandonare” il territorio per cercarne uno più confortevole e più adatto alle proprie esigenze ove fosse necessario, è fondamentale riuscire ad abbattere la competizione fra gli individui in ogni aspetto della loro vita. I gatti, allora, dovranno poter disporre di molteplici luoghi di riposo, di molteplici posti in cui nascondersi/appartarsi per ritrovare un po' di privacy, di più punti di ristoro – se una ciotola è momentaneamente occupata, Micio deve poter sempre accedere ad una alternativa in modo da non dover contendere – di più cassette per eliminare senza che nessun altro gatto lo disturbi perchè ha lo stesso impellente bisogno, e così via.

Allo stesso modo, è fondamentale che i proprietari riescano a garantire sempre lo stesso livello di attenzione e di interazione a tutti i gatti. I proprietari sono delle risorse importanti per un gatto, soprattutto un gatto casalingo: rendono la sua giornata interessante, attiva, sorprendente, giocosa ed è quindi fondamentale non far mancare mai, a nessuno dei gatti, dei momenti di gioco, di relax, di scambio ludico ed emozionale. Un gatto che viene trascurato – magari perchè più timido, meno vivace o, semplicemente, più anziano – è un gatto che si deprime, che si stressa e, oltre a fare una vita qualitativamente peggiore, è anche un gatto più esposto a malattie e cali immunitari.

Tuttavia, è importante tenere presente che garantire una tolleranza sociale all'interno di un gruppo di gatti non è solo questione di risorse materiali disponibili. La componente individuale gioca sempre un ruolo fondamentale nella relazione con il mondo esterno e, quindi, non di rado due soggetti che vivono sotto lo stesso tetto e fra i quali non c'è una buona relazione posso entrare in conflitto per l'occupazione del territorio, in una spirale di intolleranza spesso insanabile: in questo caso, se vogliamo, il problema è dato dal fatto che la risorsa non sufficientemente disponibile è la “quantità” (e spesso la qualità) di territorio, il che sfata definitivamente l'idea che all'interno di uno spazio ristretto possa essere tenuto un numero arbitrario di gatti. Per i gatti, in realtà, lo spazio è tutto: la possibilità di stabilire distanze, di mantenere distanze, di sottrarsi agli stimoli e, analogamente, di riceverne di adeguati è l'ago della bilancia del loro equilibrio psico-fisico.

Sonia Campa, Consulente comportamentale

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  • Ultima modifica: 2018/06/18 23:41
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