Il Parto

La gravidanza nella gatta dura in media 63-65 giorni anche se sono considerate normali le gravidanze che durano dai 61 ai 67 giorni. I cuccioli che nascono prima del 61° giorno sono da considerarsi prematuri e di solito muoiono dopo pochi giorni perché non è stata ancora raggiunta la piena maturazione dei polmoni. Quando la gatta è “a termine”, ossia quando è verso la fine della sua gravidanza, inizia ad ispezionare in casa per cercare dei possibili luoghi tranquilli dove andare a partorire. Ricordatevi sempre di chiudere i cassetti e le ante degli armadi, qualora non desideriate che la vostra gatta partorisca li. Alcune gatte mostrano, qualche giorno prima del parto, delle piccole perdite vaginali inodori rossastre piuttosto dense. E’ del tutto normale: si tratta del tappo mucoso che si scioglie quando, poco prima del parto, si dilata la cervice. Scegliete una stanza calda, tranquilla e accogliente dove la gatta possa partorire. Preparate una scatola di cartone oppure in legno, se amate il fai da te, grande a sufficienza per poter far stare la gatta comoda, completamente distesa e non rannicchiata. Nella scatola devono essere messi delle coperte o dei lenzuoli o asciugamani e sopra un telo assorbente usa e getta, rimuovendo le copertine e mettendone di pulite. Alla fine del parto ricordatevi di cambiare le coperte: la cuccia della gatta deve essere sempre pulita quotidianamente. L’uso di copertine in pile (tranne nei 2 mesi di caldo intenso) è molto adatto alla situazione dal momento che sono lavabili a 60° e si asciugano velocemente. Durante la prima fase del travaglio (che può durare fino a 24 ore) la gatta mostra segni di irrequietezza, vocalizza e assume un comportamento di “fare il nido” cioè scava, fino a strappare il proprio giaciglio, probabilmente come reazione al dolore. La maggior parte delle gatte cerca continue carezze e attenzioni; noi dovremo accarezzarla per tranquillizzarla e darle sicurezza. Alcune gatte istintivamente cercano la lettiera e scavano come se dovessero urinare o defecare. Occorre riportare la gatta, cercando però di non prenderla in braccio per non rischiare di farle male, nel luogo prescelto e cercando con pazienza di farcela rimanere. Il secondo stadio del travaglio è caratterizzato da forti contrazioni dell’utero che noi percepiamo come delle “spinte”. Il respiro diventa più frequente, e certe gatte particolarmente nervose arrivano ad ansimare vistosamente, spalancando la bocca e facendo fuoriuscire la lingua con il respiro molto accelerato. Le prime contrazioni sono molto distanziate, poi sempre più frequenti; la vulva comincia a dilatarsi, compare il primo sacchetto amniotico che ha l’aspetto di un palloncino ripieno di liquido. Durante questa fase la gatta può assumere diverse posizioni e frequentemente le cambia: si può mettere in decubito, si stende cioè su un lato, oppure sedersi come se stesse defecando. Quando il feto è impegnato nel canale pelvico viene stimolata una forte contrazione dell’addome che fa fuoriuscire il gattino. A questo punto la gatta si gira, si lecca vigorosamente, rompe gli invogli fetali e, finalmente, il piccolo compare. Il gattino si può presentare con la testa o, indifferentemente, o podalico (con le zampe posteriori). La presentazione podalica è molto frequente e non bisogna preoccuparsi. Di solito il cucciolo rimane attaccato al cordone ombelicale e alla sua rispettiva placenta. Non tirate il cordone per far uscire la placenta rischiando di lacerala lasciando pezzi dentro l’utero. La placenta che è legata al gattino dal cordone ombelicale di solito fuoriesce dopo qualche minuto. Solitamente, la madre mangia le placente appena espulse, reciderà il cordone ombelicale coi denti e pulirà il gattino. Ci si dovrà sempre accertare che tutta la placenta venga emessa per evitare l’insorgere di pericolose infezioni post-parto. Le placente sono un alimento molto calorico e, se la gatta le mangia non le vanno tolte perché l’aiuta a riprendere le forze. All’uscita del gattino se il sacco amniotico non si è ancora rotto, le vigorose leccate della gatta lo apriranno per stimolare nel cucciolo la respirazione e la circolazione. Alcune gatte, tuttavia, non si curano né di aprire il sacco amniotico né di recidere il cordone ombelicale, soprattutto quando si tratta di gatte primipare, oppure se la gatta è particolarmente stanca. In questo caso si deve intervenire prontamente per evitare che il piccolo soffochi aprendo per prima cosa il sacchetto amniotico in cui è avvolto il cucciolo. Se la mamma non lecca il cucciolo bisogna prendere un fazzoletto di carta o scottex e asciugarlo energicamente. Una volta che la placenta è uscita, se la gatta non la mangia e non recide il cordone ombelicale dovremmo farlo noi. Alcuni consigliano l’uso di un paio di forbicine, opportunamente disinfettate, tagliando a una distanza di 3-4 centimetri dal corpo del gattino e schiacciando il cordone per fermare l’uscita di sangue, altri, servendosi di garze sterili e strappando sempre, di schiacciare con le dita il cordone tenendo fermo col pollice la parte vicino al gattino sempre distante 3-4 centimetri e mimando il morso della madre. A questo punto occorrerà asciugare il gattino sfregandolo vigorosamente per stimolarne sia la respirazione sia la circolazione e, se il cucciolo è stato per lungo tempo in travaglio, bisognerà avere l’accortezza di scuoterlo (appoggiandolo nel palmo della mano) a testa in giù per permettere la fuoriuscita dei liquidi eventualmente ingeriti. La nascita del primo gattino dura in media 30-60 minuti e l’intervallo tra l’espulsione dei gattini successivi varia da qualche minuto a 90 minuti. Frequentemente i primi nati inizieranno ad attaccarsi alle mammelle per assumere il latte mentre il parto prosegue. La consistenza numerica della cucciolata è influenzata dalla razza, dalle condizioni e dall’età della gatta. In media vengono partoriti 4 gattini (da 1 a 8). La durata del parto dall’inizio delle contrazioni è di circa 4-6 ore. La distocia (anomalia nello svolgimento del parto) è rara nella gatta, ma bisogna prenderla in considerazione se per più di un’ora si hanno spinte senza espulsione del feto o se si osserva uno scolo abbondante color sangue. durante il parto. In questo caso chiamate il vostro veterinario di fiducia. A parto terminato, la gatta si pulisce leccandosi tutta ed è felice e rilassata facendo le fusa accanto ai suoi cuccioli che, qualora non si fossero ancora attaccati dovremmo accompagnarli delicatamente noi al capezzolo. La gatta va lasciata quindi tranquilla in un luogo appartato e potete darle la sua scatoletta di umido preferito per risollevarla dalle fatiche del parto. Se la gatta vive con altre gatte è meglio non isolarle perché la possono aiutare nelle fasi di recisione del cordone ombelicale, mangiare le placente e pulire i gattini neonati.


Raffaella Capobianco, Medico Veterinario

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  • Ultima modifica: 2009/10/21 12:55
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