Gatti nervosi e aggressivi in expo

Sfatiamo un luogo comune. Non esistono gatti cattivi. Né gatti geneticamente aggressivi. Nemmeno quelli che, nel mezzo di un giudizio in esposizione, dopo aver lanciato un urlo degno dell'ultimo indiano Sioux, sfoderano le unghie (o i denti!) per piantarle sulle braccia del proprietario, dello stewart o del giudice malcapitato di turno.

E allora cosa succede a gatti candidi come agnelli tra le pareti domestiche quando all'improvviso si trasformano in autentiche tigri da esposizione?

E' sempre colpa di quella maledetta goccia che fa traboccare il vaso.

L'esposizione è un momento che mette a dura prova la pazienza di un gatto, un animale che pretende di gestire lo spazio e le distanze a suo modo, predilige le interazioni brevi, il contatto fisico in cui è lui a prendere l'iniziativa, non prolungato. Inoltre, le sue antichissime origini solitarie non gli permettono esattamente di fare salti di gioia quando incontra, anche solo con uno sguardo, un conspecifico sconosciuto. In esposizione, invece, accade esattamente tutto questo: il gatto non ha libertà di movimento, non ha possibilità di sottrarsi a tutta l'attenzione che gli viene rivolta come farebbe in casa defilandosi sotto un letto, su un mobile alto, attraversando la gattiola. In esposizione viene lungamente massaggiato, lungamente toccato, sollevato, trattenuto, sospeso, ruotato su se stesso, talvolta persino tenuto a testa in giù, pettinato, spazzolato, pulito, incipriato, accarezzato, tirato per il busto, tirato per la testa, tirato per la coda e, come se non bastasse, viene messo a contatto visivo con decine e decine di gatti sconosciuti, alcuni molti paurosi che emettono continui segnali d'ansia, altri nervosi che i segnali d'ansia li incutono.

E a volte arriva la goccia.

Cosa fare, allora, in presenza di un gatto nervoso, che ringhia, che soffia, che sputa o che, addirittura, aggredisce?

La prima cosa da NON fare e che, ahimè, ho visto fare più volte, è redarguirlo, sgridarlo, affrontarlo vocalmente e fisicamente incedendo verso di lui per “punirlo” o, addirittura, dargli delle sberle sul muso o sul dorso. Questo non aiuta il gatto ma, semmai, lo mette ancor più nella condizione di doversi difendere, di… fermare il gocciolìo nel vaso che è ormai diventato un fiume in piena.

Un gatto nervoso, impaurito, stressato, aggressivo, va lasciato calmare. Il messaggio che ha bisogno di ricevere dall'ambiente è “va tutto bene, è stato un brutto momento ma ora va tutto bene” e il modo migliore, più veloce, più efficacie, più sicuro di farglielo arrivare è permettergli di raggiungere un luogo riparato (il suo trasportino o il suo igloo)e non disturbarlo più. Inutile cercare di rassicurare un micio in preda all'agitazione, spesso dettata dalla frustrazione di aver lungamente tentato di controllare una situazione per lui difficile, trattenendolo tra le braccia, stringendolo a sé nell'illusione di farlo sentire “protetto”.

Si consideri sempre, inoltre, l'opportunità di continuare a sottoporre allo stress delle esposizioni, un gatto che, nel tentativo di sopportarlo, è arrivato ad avere tali tipi di reazioni. I gatti aggrediscono sempre come estremo tentativo di risolvere situazioni non più sostenibili per loro e reazioni di estrema minaccia come soffi e ringhi prolungati fino alle pure aggressioni sono sempre un segnale chiaro che l'animale invia per farci capire il suo disagio più estremo che, molto probabilmente, tenderà a peggiorare con il passare del tempo e delle frequentazioni espositive.

Sonia Campa, Consulente Comportamentale

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  • Ultima modifica: 2018/06/18 23:41
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